Si chiama parbukling ed è l’operazione di raddrizzamento della Costa Concordia, la nave da crociera della nota compagnia ligure e che, come tutti sapranno, è arenata a pochi metri dall’ingresso del porto dell’Isola del Giglio fin dal 13 gennaio 2012, giorno in cui naufragò tragicamente con i suoi oltre 4000 passeggeri, 32 dei quali morirono nell’incidente. Un evento fra i più drammatici e mediaticamente dibattuti della storia recente del nostro Paese e che ha lasciato cicatrici e ferite aperte di ogni tipo.
Ora, con le operazioni di recupero, qualcuna di queste cicatrici viene finalmente lenita, a partire da quella legata alla situazione ambientale della zona del disastro e al rischio di inquinamento che la presenza ormai perdurante da parecchi mesi del relitto ha portato con sé.
Le operazioni di recupero sono iniziate questa mattina alle 9.00 con 3 ore di ritardo rispetto al previsto e si dovrebbero concludere, secondo i piani, nel giro di 12 ore. Tuttavia, fare previsioni è, in questi casi, assolutamente azzardato: la manovra di raddrizzamento, infatti – affidato per conto di Costa Crociere alla società italiana Microperi e all’americana Titan Savage – non ha precedenti con uno scafo delle mastodontiche dimensioni della Concordia (qualcosa come 145.000 tonnellate di peso e quasi 300 metri di lunghezza) e richiede, come è evidente, la massima cautela possibile per evitare l’eventuale fuoriuscita dallo scafo di materiale inquinante.
La task force alle prese con il recupero è composta da 11 persone ed è guidata dall’ingegnere sudafricano Nick Sloane, uno dei massimi esperti mondiali nel recupero dei relitti. Sembra che l’eventuale sopraggiungere dell’oscurità non sia un ostacolo alla manovra che quindi, in caso di un suo protrarsi, continuerà fino a notte fonda. Un’operazione, dunque, come tutte quelle in mare, che sarà svolta con il massimo riserbo, lontano da occhi indiscreti, anche considerando che due corpi delle vittime non sono stati ancora recuperati, cosa che impone, se possibile, una attenzione ancora maggiore. Il costo del recupero per la Carnival, gruppo americano proprietario del marchio Costa, è già posizionato oltre i 600 milioni. Salvo imprevisti.
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