Levante (ph.Fotogramma)
In occasione della Giornata internazionale delle donna, che si celebra in tutto il mondo l’8 marzo, Levante ha deciso di raccontare una parte importante e dolorosa della sua vita. Ormai molti anni fa è stata ripetutamente ricattata e perseguitata da un ex fidanzato, che non si rassegnava alla fine della relazione.
In un’intervista a Vanity Fair, Claudia Lagona (in arte Levante) ha svelato: “Ha tentato di ricattarmi: aveva dei nostri filmati, file privati. Mi chiamava in continuazione: ‘Sto male‘, mi implorava, e così passavo ore al telefono a cercare di tranquillizzarlo”. La cantautrice ha ricordato che l’ex compagno le ha scritto “980 mail nel giro di un mese, che significa circa 30 ogni giorno”. L’uomo non riusciva a farsi una ragione della fine della storia. “Non si è rassegnato al mio ‘non ti amo’ “, ha spiegato.
Sono passati una decina d’anni da quel momento, ma la cantautrice siciliana ha deciso di parlare solo ora. “Non posso più continuare a dire di sapere che cosa provano certe donne, di immedesimarsi in loro, senza confessare di esserci passata anch’io“, ha svelato. E’ infatti dedicato proprio all’empatia il nuovo numero di Vanity Fair, sentimento che Claudia prova nei confronti delle donne che come lei hanno vissuto o stanno vivendo questo incubo e che in molti casi decidono di non denunciare, cosa che invece lei ha fatto.
Intorno a quello che stava vivendo Levante si era generata molta paura. “Tutti attorno a me erano preoccupati – ha spiegato -: i famigliari, le amiche. Io ero spaventata, ma forse non abbastanza, in quel momento. Non pensavo che arrivasse a farmi del male, temevo più per lui, come raccontava alla sorella Giulia Cecchettin (la studentessa di Ingegneria uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ndr)”. A me, a differenza sua, è andata bene. Sono viva”.
Come purtroppo spesso accade in queste situazioni è la vittima a sentirsi in colpa, in difetto, e non il carnefice. Lo stesso è successo alla cantante. “A un certo punto – ha continuato – ho provato soprattutto vergogna, molta vergogna. Mi sentivo stupida: non sapevo come gestire la situazione che proseguiva da un paio di mesi. Fino a quando un amico avvocato mi ha consigliato di denunciare“. “Ho capito di non averlo incontrato nell’amore, ma nel dolore. Il suo e il mio”.
(Foto copertina: credit agenzia Fotogramma)
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