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Barbie. The icon

Barbie as Audrey Hepburn, 1998 © Mattel Inc. Audrey Hepburn con il Black evening gown disegnato per Breakfast at Tiffany's da Hubert de Givenchy (1961)
Barbie e le sue innumerevoli carriere, oltre 156 a partire dal 1959 © Mattel Inc.
Barbie Twist’N’ Turn, 1967 © Mattel Inc. Barbie Twist’N’ Turn appare nel 1967, con il busto ruotabile, il makeup completamente cambiato, le ciglia in fibra sintetica applicate agli occhi più grandi. I capelli si allungano e sono legati alla sommità del capo da un nastrino colorato. Barbie non è più identificabile con le Pin up americane o con le grandi dive di Hollyvood degli anni Cinquanta, bensì con le nuove icone britanniche della moda, da Jean Shrimpton a Twiggymore
Barbie as Marilyn, 1997 © Mattel Inc.
Sugar Barbie Doll, 2006 Byron Lars collection © Mattel Inc.
Barbie Grace Kelly sposa, 2011 © Mattel Inc. Barbie come leggenda del cinema hollywoodiano con abiti altrettanto leggendari: Grace Kelly con l’abito da sposa disegnato per le nozze con il principe Ranieri di Monaco nel 1956 dalla costumista della Metro-Goldwyn- Mayer Helen Rose.more
Haute Couture set designed by Oscar De la Renta, 1985 © Mattel Inc. Barbie Superstar indossa un modello di Oscar de la Renta disegnato nel 1985 per una collezione di quattro abiti haute couture pensati appositamente per Barbie, acquistabili separatamente dalla bambola. more

Milano è stata tappezzata per tutta l’estate di manifesti dall’inconfondibile colore rosa, che preannunciavano l’apertura della mostra Barbie. The Icon al MUDEC. Davanti alle affissioni tutte le ragazze hanno sfoderato l’agenda elettronica per segnare la data di inaugurazione ma, per altrettanti mesi, non sono mancate critiche che suonavano, più o meno, così: “Perché mai un museo delle culture serio dovrebbe organizzare una mostra su Barbie?”.
La risposta più ovvia è che Barbie ha influenzato la cultura femminile occidentale degli ultimi sessant’anni, quella cinica, invece, che un museo che voglia sopravvivere è costretto ad attingere anche a prodotti commerciali, di facile gradimento per il grande pubblico. Importante sarebbe che non mancasse l’approfondimento critico.
Barbie ha sempre acceso i toni della discussione: voci femministe che l’avrebbero messa al rogo perché rappresentativa di un femminile fuorviante (pare un’ovvietà dire che le donne non sono tutte alte, bionde e con la terza di reggiseno ma ogni tanto pare si debba ripeterlo); artisti che l’hanno adorata come icona pop; bambine che da generazioni litigano con le amiche per i vestiti (cosa che continua anche da adulte, durante i saldi); madri che la volevano più struccata, meno adulta e sessualizzata; persone che hanno sempre detto: “In fondo è solo una bambola”.

Per il mondo della moda è stato il giocattolo d’elezione

La stilista Diane von Furstemberg l’ha definita così: “Barbie rappresenta una donna sicura di sé e indipendente con una straordinaria capacità di divertirsi restando sempre e comunque affascinante”. Ci si potrebbe chiedere, tuttavia, se sia giusto pensare di dover essere sempre perfette, affascinanti e performanti, noi bambole umane. Dubbi come questo, equivalgono ad aprire il vaso di Pandora e Barbie andrebbe benissimo anche per rappresentare quel mito; basterebbe anche la metà di questi spunti di riflessione per farla entrare di diritto in qualsivoglia luogo di studi antropologici. Tuttavia, mi chiedo, se un giorno un archeologo trovasse tra i reperti della nostra civiltà una collezione di Barbie, cosa ne arguirebbe? Che le donne occidentali, nel 1959 avevano assunto il potere e – come sostiene un video che sta diventando virale -potevano diventare ciò che volevano? Siamo sicuri?

Barbie ha carisma, non smetterà di far discutere

Nel giugno 2015 circa, Barbie è stata scelta da una fotografa di Portland per un progetto Instagram particolarmente provocatorio. Barbara Millicent Robert, nel profilo @socalitybarbie, si trasforma in una fotogenica hipster – molto curata, nonostante chignon e occhiali da vista – che vive una vita autentica a contatto con la natura, postando messaggi ispirazionali in magnifiche località esotiche; si sveglia la mattina fotografando il caffè del buongiorno e mostra i piedi in riva ad un lago. Il progetto mostra come una bambola prodotta in massa, possa essere protagonista delle stesse foto – tutte uguali, ripetitive, con le stesse didascalie e ashtag – scattate da milioni di persone e denuncia uno stile di vita artificiale ma costruito a colpi di selfie. Non è un caso che Socality sia anche il nome di una community, genericamente cristiana, che crea “spazi di appartenenza on-line” finalizzati a teoriche “interazioni nella vita reale”.

Barbie è la perfetta icona di un mondo contraddittorio

Se volete vedere la bambola che ha popolato i vostri sogni infantili – c’è anche la Barbie Grace Kelly vestita da sposa – al Mudec la vedrete declinata dalla sua nascita a oggi. Troverete proprio tutti gli abiti e i gadget rosa che avete sognato, una panoramica completa della storia del costume vista con gli occhi della bamboletta che ci ha appassionato. Potrete rituffarvi facilmente in quel periodo in cui la massima preoccupazione era ritrovare una scarpetta rosa – lunga un centimetro – oppure fare un passo indietro e guardarla con gli occhi di una bambina lontana.
In ogni caso, l’effetto sarà amplificato se porterete con voi una preadolescente
Se invece siete pigre o troppo lontane da Milano, potete fare un bel giro su Pinterest e vi si aprirà un mondo.
Dove:
MUDEC – Museo delle Culture- via Tortona 56 – Milano
28 ottobre 2015 – 13 marzo 2016

Olivia Chierighini

Olivia Chierighini è una giornalista con esperienza decennale nel food e lifestyle. Ha collaborato con numerose riviste di settore e ha tenuto per anni una rubrica di cucina sul settimanale Grazia. La collezione degli articoli è diventata un libro intitolato “In cucina con i tacchi a spillo”. Ama occuparsi di cibo, cultura, società e varia antropologia. C’è chi dice sia una gran chiacchierona: lei preferisce definirsi un'ottimista. Per una dose quotidiana di humour, potete seguirla sul suo blog personale OliviaQuantoBasta.

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Olivia Chierighini

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