Baciarsi sotto il vischio a Natale
Il vischio, insieme alla Stella di Natale, è una delle piante simbolo del periodo delle festività invernali. Molti sanno – e lo hanno appreso soprattutto guardando film e serie Tv americani – che la tradizione vuole che ci si scambi un bacio sotto un rametto profumato.
Ma quando e dove è nata l’usanza di baciarsi sotto il vischio a Natale e a Capodanno? E perché è considerato un gesto porta fortuna?
Il vischio (nome botanico Viscum Album) è una piccola pianta cespugliosa sempreverde. I suoi rametti, carichi di bacche, sono molto apprezzati e utilizzati per le decorazioni casalinghe durante il periodo natalizio. Ad esempio, è possibile appenderlo sulla porta di casa, come segno di buon auspicio per chiunque entri, oppure utilizzarlo per decorare e impreziosire i pacchi regalo, augurando così fortuna e protezione a chi riceverà il dono.
Il vischio viene spesso confuso con altre piante tipiche delle feste, come agrifoglio e pungitopo. Il vischio fiorisce proprio nel periodo dicembrino e durante le feste si presenta al massimo della sua bellezza. Anticamente veniva usato per produrre colla naturale, da cui infatti deriva l’espressione “rimanere invischiati”. È di un verde vivido con bacche bianche, giallastre o rosse, dall’interno gelatinoso e tossico per l’uomo. Ha un gradevole profumo, considerato tipicamente natalizio. Non tutti sanno che è una pianta parassita, perché cresce su alberi come querce, pioppi, noci, olmi e pini. Ha foglie lunghe, dure e frastagliate e, oltre alle bacche, produce anche dei deliziosi fiorellini gialli.
Non una, ma tante leggende riguardano il vischio – definito da Virgilio “ramo d’oro” nell’Eneide – tutte di origini scandinave. Si riteneva, infatti, che il vischio, se utilizzato correttamente, potesse avere delle proprietà curative (se usato male, invece, risultava velenoso). I Druidi, sacerdoti delle tribù nordiche, lo raccoglievano soltanto in caso di necessità, scalzi e digiuni, usando un falcetto d’oro e indossando vestiti bianchi.
Il vischio con le bacche bianche e lattiginose era definito “la pianta della Luna”, in quanto le bacche quasi brillavano al buio. Esattamente come per l’albero di Natale, anche le origini della tradizione di baciarsi sotto il vischio durante le feste affondano le loro radici nell’antica cultura pagana. Essendo una pianta aerea, i Celti consideravano infatti il vischio una pianta sacra, manifestazione degli dèi che vivono nel cielo e, più in particolare, una pianta cara alla dea Freya (o Frigga), protettrice dell’amore e degli innamorati, nonché sposa di Odino, re degli dèi e padre di ogni cosa.
La leggenda narra che Freya avesse due figli: Balder e Loki. Balder – il dio del Sole – era buono, generoso e amato da tutti. Venne però presto in odio al malvagio e irascibile fratello Loki – il dio del Male – che cominciò a complottare per ucciderlo. Scoperte le intenzioni di Loki, Freya provò dunque a proteggere Balder, chiedendo ad Acqua, Aria, Terra, Fuoco, a tutti gli animali e alle piante, di impegnarsi a garantire l’incolumità del figlio. Freya non si rivolse però al vischio, pianta che non appartiene né al cielo né alla terra. La dea si dimenticò di chiedere al vischio di giurare, proprio perché quella pianta non sembrava pericolosa.
Così Loki poté creare un dardo appuntito intrecciando proprio i rami di quest’arbusto e portare a termine il suo oscuro piano. Per la morte di Balder piansero tutti per lunghi giorni e Freya era disperata. Ma le sue lacrime, cadendo proprio sull’arma fatta di vischio, si trasformarono in bacche perlate, che miracolosamente ridiedero vita al figlio. Da quel giorno, in segno di gratitudine e ringraziamento, Freya baciò tutti coloro che passavano sotto la pianta di vischio promettendo pace e amore. Per onorare la sua memoria, inoltre, i druidi erano soliti bruciavano alcuni rami della pianta poco prima del solstizio d’estate, per invocare la prosperità, il benessere e allontanare la sfortuna.
Per secoli, dunque, si è creduto che la protezione della dea ricadesse su tutti coloro che si baciavano sotto il vischio, pianta capace di sconfiggere la morte grazie alla forza dell’amore. Nei secoli, poi, il Cristianesimo ha assorbito la tradizione pagana, pur mantenendo intatta la simbologia associata a questa pianta portatrice di protezione, amore e fortuna.
I cristiani hanno infatti visto una simbologia biblica nella ripetizione del numero tre: bacche che crescono a gruppi di tre e si sviluppano in nove mesi. Così, ancora oggi, in prossimità del Natale, quando si festeggia la nascita di Colui che salverà l’uomo con la forza del suo amore, il vischio riappare nelle case di milioni di famiglie in tutto il mondo, carico di significati e speranze. Stesso discorso anche durante la notte di San Silvestro.
L’usanza di appendere il vischio in casa durante il periodo natalizio e le feste di fine anno risalirebbe invece all’Inghilterra di fine Ottocento. È Charles Dickens, nel 1836, a fare per la prima volta un riferimento scritto all’usanza del bacio. Dunque, secondo la tradizione, se due innamorati si baciano sotto un ramoscello di vischio, allontaneranno problemi e difficoltà. Appeso all’ingresso della propria abitazione, aiuta a proteggere la casa e chi la abita da eventuali sfortune, augurando gioia e prosperità.
Per estendere l’augurio ad amici e conoscenti, la tradizione suggerisce di accogliere gli ospiti sull’uscio e dar loro un bacio. Se invece nel periodo natalizio una ragazza che si trova sotto il vischio non viene baciata dal suo amato, non si sposerà per l’intero anno a venire. Decorare uno o più angoli della casa con il vischio è molto semplice. Basta appendere uno o più rametti della pianta – acquistabile online o in un vivaio – sulle porte delle stanze più frequentate della casa o realizzare ghirlande o composizioni per la tavola insieme ad altre piante natalizie (agrifoglio, pigne, ecc.).
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