Catcalling: ecco cosa significa e cos’è

Molte donne vengono apostrofate per strada con pesanti apprezzamenti: non si tratta di complimenti ma di una vera e propria forma di molestia.

06/02/2021

Il catcalling è un tipo di molestia spesso sottovalutato ed estremamente diffuso che si verifica quando una donna viene apostrofata per strada da uno sconosciuto con pesanti apprezzamenti o allusioni sessuali. Si tratta di una vera e propria molestia verbale, spesso aggravata da altri comportamenti intimidatori come il pedinamento. Il catcalling non è in Italia perseguibile penalmente e tantomeno riconosciuto culturalmente come molestia: per questo è difficile combatterlo.

Una nuova generazione di donne, però, ha iniziato a ribellarsi e ha trovato soprattutto nei social un modo per far emergere e denunciare questo tipo di molestia.

Le origini del termine catcalling

Il termine catcalling deriva dall’inglese “catcall” che letteralmente si può tradurre come “fischio”- Il Cambridge Dictionary lo definisce “un fischio che esprime disapprovazione in mezzo alla folla”.

Catcalling è invece il termine che si utilizza per indicare gli apprezzamenti non richiesti rivolti da uno sconosciuto ad una donna che cammina per strada. Attenzione, però: non si tratta di complimenti, quanto piuttosto di una forma di molestia verbale.

La sua finalità infatti non è quella di rivolgere un complimento disinteressato. È invece una vera e propria presa di potere esercitata dal molestatore, che trae appagamento personale dall’apostrofare la vittima con apprezzamenti verbali a sfondo sessuale.

Una forma di denigrazione della donna

Le molestie verbali di strada sono culturalmente considerate lecite, quasi fossero dei complimenti. In realtà si tratta dell’espressione di una dinamica di potere del genere maschile su quello femminile. Avvengono per strada: ecco perché sono una denigrazione pubblica della dignità femminile. Il corpo della donna viene oggettivizzato, visto come oggetto del desiderio. È la stessa matrice culturale che da origine allo stalking e alla violenza domestica.

Questo tipo di violenza verbale viene però spesso sminuita dagli uomini, che etichettano come “problematiche” le donne che a loro avviso “non sanno apprezzare i complimenti”. In questo modo si perpetra un’ulteriore violenza, ignorando l’impatto emotivo subito da ogni donna e sminuendone soprattutto la paura.

Cosa prova la vittima di catcalling?

Secondo studi recenti l’84% delle donne ha subito catcalling per strada almeno una volta nella vita. Spesso le donne devono fare i conti con questo fenomeno quando sono molto giovani, anche prima della maggiore età. Si tratta di episodi che possono turbare profondamente chi ne è vittima, suscitando paura o comunque la percezione di violazione del proprio spazio.

Alcune donne vittima di catcalling possono così cambiare alcune abitudini o stili di vita, scegliendo ad esempio di non percorrere alcune strade o di rincasare ad un certo orario. Alcune scelgono di modificare il loro stile di abbigliamento. Si tratta dunque di qualcosa che può avere ripercussioni sulla libertà e sulle azioni di chi la subisce.

Donne di qualunque età possono sentirsi insicure e intimorite, generando così disagi e sensi di colpa, oltre a paura e rabbia.

Il catcalling in Italia non è un reato

In Italia, a differenza di altri paesi, il catcalling non è un reato. Le donne non possono pertanto rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare quanto loro accaduto. Esiste infatti una legge contro le molestie (articolo 660 del Codice Penale) che però non comprende esplicitamente il catcalling. In Francia invece, ad esempio, questo abuso è stato assimilato all’esistente reato di molestie verbali nel luglio 2018.

Rendere il catcalling un reato renderebbe perseguibili penalmente i molestatori, ponendoli di fronte alle proprie responsabilità. Questo fungerebbe pertanto da deterrente contro gli abusi. Servono leggi efficienti, ma soprattutto occorre una maggiore sensibilità sul tema, unita ad una rieducazione che deve necessariamente partire dalla mentalità comune.

Le iniziative sui social

Molte donne hanno deciso di raccontare le loro esperienze di catcalling con post sui social. Un modo per condividere e per far emergere un problema spesso sottovalutato. In questo modo le donne cercano solidarietà, discutono e informano su quanto accade. Un’iniziativa nata a New York e diffusa in tutto il mondo è quella di “Catcallsof” seguito dal nome di una città: i racconti delle donne vittima di catcalling vengono scritti con gessetti colorati sui marcapiedi, fotografati e postati su Instagram.

Anche il progetto “Sonosolocomplimenti” è un canale Instagram italiano che rieceve quotidianamente circa 50 messaggi al giorno di donne che desiderano raccontare e condividere la loro esperienza di molestia verbale sui social.

Sono state lanciate anche diverse petizioni per rendere il catcalling un reato. Vi è però chi sostiene che rendere perseguibile questo comportamento potrebbe rischiare di ledere la libertà degli individui di corteggiare e approcciare gli altri. Sarebbe in altre parole molto difficile definire oggettivamente i confini di ciò che può essere riconosciuto come molestia. Quello che è sicuro, però, è che alla base di ogni relazione umana debba esserci il consenso: quando questo viene a mancare, necessariamente chi subisce si trasforma inevitabilmente in una vittima.