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Genere non binario: significato e test

Cos’è l’identità? Solitamente è quello che serve per riconoscerci in un genere, maschile o femminile e che quindi aiuta noi e il mondo a “catalogarci” se così volgiamo dire, in una schiera o nell’altra.

Da anni si lotta, soprattutto le donne, per abbattere certi stereotipi che il genere e quindi, in un certo senso, l’identità di genere, portano con sé.

Bambole per le bambine e trattori per i maschietti. Le femmine possono piangere, i maschi no. I maschi sono sempre cavalieri che salvano donne troppo delicate e incapaci di salvarsi da sole.

E se non fosse così?

E se un bel giorno tutto questo cambiasse? Se si riuscisse a uscire fuori dai canoni dei del genere e dell’identità che da secoli il mondo ha affibbiato ad un genere o all’altro? Detto questo è risaputo che non sempre le persone si identificano nel genere che è stato dato loro in sorte. Ed ecco che si decide di cambiare sesso per cambiare la propria identità. Cambiare vita, genere e fare un salto dall’altra parte. Capita anche di non riconoscersi e di avere un genere non binario.

Genere non binario

Non-binary (o non-binary) è un termine ampio che include le persone che hanno un’identità di genere non binaria. Ovvero chi non può essere adeguatamente rappresentato attraverso una ‘scelta’ tra la mascolinità e la femminilità.

Il termine non-binary indica la non conformità al sistema del binarismo di genere, che classifica gli esseri umani nei generi maschile o femminile. Secondo un sondaggio del 2011 dell’Equality and Human Rights Commission Research, circa lo 0,4% dei residenti del Regno Unito si considera in modo diverso da “uomo” e “donna”. I risultati di questo sondaggio sono da considerare un indicatore del numero minimo di persone non-binary. Anche se un numero relativamente piccolo di persone si identifica con il termine non-binary (al punto di usare un’etichetta di genere non binario, o rifiutarsi di segnare maschio o femmina in un sondaggio), molte più persone hanno esperienza di sé stesse in modo non binario.

Secondo il Gender Census 2019, il 66,4% delle persone “la cui identità di genere non è accuratamente descritta dal binario di genere di sempre, solamente e completamente femmina o sempre, solamente e completamente maschio” si descrivono utilizzando il termine non-binary.

Identità non binarie

Il termine non binario (anche detto nonbinary o genderqueer) è un termine ombrello per definire quelle identità di genere che non sono strettamente e completamente né maschili né femminili. Identità quindi che sono al di fuori del binarismo di genere. Le identità non binarie rientrano nel termine ombrello transgender, poiché le persone non binarie si identificano tipicamente con un genere diverso da quello di nascita.

Le persone non binarie possono identificarsi come aventi due generi (bigender), non avere genere (agender, genderfree), spostarsi tra i generi o avere un’identità di genere fluttuante (genderfluid).

Un altro termine per dire non binario è enby (dall’abbreviazione “NB”).

L’identità di genere è distinta e indipendente dall’orientamento sessuale.

Generi non binari

Anche se nella maggior parte delle società contemporanee occidentali solo due generi sono riconosciuti, abbiamo esempi di variazioni nel genere e di categorie di genere alternative sia nell’Europa passata, sia nell’Asia contemporanea e nelle culture dei popoli nativi delle Americhe.

Se si esaminano le identità nei contesti europei, troviamo i mollies inglesi, i femminielli italiani, le vergini giurate albanesi, e gli esempi multi-contestuali di eunuchi. Questi individui erano tutti posizionati come estranei agli uomini e alle donne, senza necessariamente essere marginalizzati. Si può considerare poi il genere nel sottocontinente asiatico, attraverso gli hijra indiani, i Kathoey tailandesi, e i due esempi indonesiani degli waria, e il genere nella società Bugis. Nelle tribù delle Prime Nazioni degli Stati Uniti e del Canada esiste un ampio spettro di identità Two-Spirit, mentre in Sud America abbiamo i machi.

Questa breve casistica può supportare sia l’evidenza di una eterogeneità della varianza di genere nel mondo, sia le ragioni di chi osserva come la nozione moderna e occidentale di “binarismo di genere” sia solo una tra le varie prospettive possibili.

Non binario: la disforia di genere

Quando le persone non-binarie provano disagio e malessere per la propria incapacità di riconoscersi in uno dei generi principali si parla di disforia di genere. La disforia di genere è classificata da psicologi e psichiatri come un disturbo mentale. Possiamo affermare che le dinamiche di transizione di un transgender siano comprese e motivate mentre se la persona non binary non intende effettuare transizione la faccenda si complica. Non meraviglia quindi che la comunità trans e in particolare quella non binaria protesti e chieda di avere accesso ad una transizione parziale e ai micro-dosaggi nella terapia ormonale.

Esempi di non binarietà

Gli individui non-binary possono identificarsi come parte di una specifica categoria di “terzo genere” che è statica e stabile, oppure possono identificarsi come genderfluid, per cui l’identità di genere può variare con il tempo. Alcuni si identificano come bigender, laddove si identificano come maschio (o prevalentemente maschile) a volte o femmina (o in modo prevalentemente femminile) altre volte. Altri ancora si identificano come agender o neutrois. Termini dal significato simile che possono essere interpretati come l’assenza di genere, o la presenza di un genere neutrale. Alcune persone non-binary usano solo i termini ampi non-binary o genderqueer, mentre altre usano termini specifici come androgyne, pangender e demigender. Esistono molti altri termini riconosciuti all’interno della comunità, che crescono e si modificano continuamente.

Da questo si può vedere che le identità non binarie sono ricche e complesse, e possono coinvolgere un misto o una combinazione di femminilità e mascolinità, o possono trovarsi definitivamente al di fuori di questo paradigma.

Libri

Differenze e diseguaglianze di genere” di Francesca Sartori, è un testo molto utile per capire meglio questo modo di approcciarsi alla propria identità sessuale. Durante il processo di socializzazione, gli individui acquisiscono modi di sentire, di interagire e di comunicare, regole di comportamento e ruoli che interpretano, dal punto di vista sociale e culturale, l’appartenenza sessuale. Il genere rappresenta dunque la costruzione sociale del sesso biologico. Se da un lato esso consente agli individui di riconoscersi, dall’altro li condiziona e li limita, creando molteplici disuguaglianze, generalmente a svantaggio delle donne. Il volume presenta un quadro articolato e aggiornato di quest’area di studi e delle problematiche che la caratterizzano. Accanto alla prospettiva teorica e concettuale, sono forniti elementi di documentazione e dati statistici, a livello sia nazionale sia europeo, rispetto agli ambiti sociali più rilevanti.

Silvestra Sorbera

Silvestra Sorbera, classe 1983, piemontese di origini siciliane, è una giornalista e autrice di racconti e romanzi. Collabora con i giornali online Gocce di spettacolo, Yomamma, Italiapost e Unadonna. Ha pubblicato nel 2009 “La prima indagine del Commissario Livia” e a maggio del 2016 la seconda indagine dal titolo “I fiori rubati” con la casa editrice LazyBOOK e la terza indagine dal titolo "Castelli di sabbia". Nel 2013 ha realizzato la favola per bambini “Simone e la rana”, e il saggio letterario - cinematografico “La forma dell’acqua. Camilleri tra letteratura e fiction”. Nel 2014 pubblica con la casa editrice LazyBOOK i racconti“Vita da sfollati” e a seguire “Sicilia” e “La guerra di Piera” e a dicembre 2016 il romanzo autobiografico “Diario per mio figlio”. A giugno 2016 con la casa editrice PortoSeguo il romanzo “Sono qui per l'amore”. Nel 2017 pubblica il racconto lungo new adult “Un amore tra gli scogli” e la favola “Simone e la rana. Viaggio nel castello stregato”.

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