come ricordare i sogni tecniche
Ogni notte sogniamo per circa due ore facendo fino a quattro o cinque sogni. Nell’arco della nostra vita quindi ben sei anni li passiamo a sognare. Molte persone, però, dicono spesso di avere difficoltà a ricordare i propri sogni e alcuni sostengono addirittura di non sognare affatto.
Questi dati sono stati e vengono tuttora verificati tramite molteplici esperimenti nei quali i ricercatori monitorano le onde cerebrali dei pazienti dormienti svegliandoli alla fine di ogni fase REM.
A quel punto i pazienti raccontano i sogni che vengono registrati e fatti ascoltare alla fine del sonno. Alcuni soggetti al risveglio negano di aver sognato e restano addirittura sbalorditi nell’ascoltare la propria voce raccontare qualcosa che non ricordano affatto di avere sognato.
Sigmund Freud sosteneva che abbiamo bisogno di reprimere i nostri sogni, proteggerci da essi. Quindi dimenticarli è una forma di difesa o di auto-censura, come il fatto di camuffare i sogni attraverso i simboli.
John Allan Hobson, psichiatra statunitense, sostiene che l’amnesia del sonno avrebbe un’origine organica. Nel sonno Rem le cellule cerebrali che secernono le sostanze chimiche, necessarie affinché il ricordo possa consolidarsi, sono disattivate.
Secondo uno studio apparso su Neuron, il minore sincronismo tra l’attività dell’ippocampo e quella della corteccia prefrontale del cervello, che caratterizza la fase REM, potrebbe spiegare perché al risveglio dimentichiamo improvvisamente ciò che abbiamo sognato nel corso della notte.
Rem e Nrem sono i nomi delle due fasi principali del sonno nei mammiferi che sono i rispettivi acronimi di “rapid eye movement” e di “not rapid eye movement”.
La differenza neurologica tra la fase Rem, caratterizzata da movimenti rapidi degli occhi e da un’elevata attività cerebrale, e quella Nrem consisterebbe soprattutto nel diverso grado di sincronia tra l’attività dell’ippocampo.
Regione del cervello fondamentale nei processi mnemonici, e quella della corteccia prefrontale, che costituisce l’area in cui vengono immagazzinati i ricordi che costituiscono la memoria a lungo termine.
Athanassios Siapas del California Institute of Technology, ha guidato lo studio per capire se esistano specifici intervalli temporali tra l’attività della neocorteccia e quella dell’ippocampo durante il sonno. In che modo questi intervalli differiscano tra la fase Rem e quella Nrem.
Utilizzando sofisticate tecniche di registrazione dell’attività neuronale, Siapas e i suoi colleghi hanno analizzato infatti i movimenti delle cellule nervose durante il sonno.
Così è risultata l’esistenza di consistenti interazioni tra l’ippocampo e la neocorteccia durante la fase Nrem, ma solo all’interno di specifici momenti di attività dell’ippocampo definiti “increspature”.
L’ipotesi dei ricercatori è che nel corso di tali “increspature” vengano trasportati da un’area all’altra del cervello informazioni ben definite per la formazione dei ricordi.
La memoria dei sogni va allenata, proprio come la memoria che utilizziamo in fase di veglia.
Ci sono molte teorie legate al perché sogniamo, come sogniamo e che significato possiamo attribuire ai sogni. Molte persone credono che i sogni possano dare degli spunti utili per capire la nostra vita, i nostri sentimenti, ma per la maggior parte delle persone è molto difficile ricordarli.
Con uno sforzo cosciente è possibile, invece, ricordarne la maggior parte, con molti particolari specifici. Secondo gli esperti le persone tendono a ricordare di più i loro sogni se soffrono di apnea del sonno. Se hanno dei vicini rumorosi o se c’è una qualsiasi cosa che disturbi il sonno.
In alcune ricerche a Stanford è risultato anche che alcune persone ricordavano i loro sogni quando venivano svegliate quando i loro occhi cominciavano a muoversi rapidamente.
Spesso si ricorda solo il sogno che si stava svolgendo subito prima del risveglio. Non ti muovere e non fare nulla. Resta nella posizione in cui eri al risveglio e cerca di ricordare quanti più dettagli possibile prima di pensare a qualsiasi altra cosa.
Concentra lo sguardo sul primo oggetto che vedi appena ti svegli. Guarda l’oggetto, mettilo a fuoco. Questo oggetto ti aiuterà a focalizzare i vaghi ricordi che hai dei sogni appena fatti, e ad associare la memoria di quanto sognato con l’oggetto stesso.
Una maniglia, una lampadina, un chiodo sul muro, qualsiasi cosa ti possa aiutare a non iniziare improvvisamente la giornata e dedicare alcuni minuti a fissare il ricordo di quanto hai appena sognato.
Scrivi quanto più possibile riguardo a quanto hai sognato, partendo da cose basilari. Segnae il luogo dove si svolgeva il sogno, partecipanti e principali accadimenti, le sensazioni principali che hai e qualsiasi immagine più rilevante.
Se non ricordi nulla del sogno, scrivi le prime cose che ti vengono in mente al risveglio. Scrivi anche le tue sensazioni al risveglio. Di solito ci si sveglia mantenendo le sensazioni che si provavano mentre si stava sognando, almeno per alcuni istanti. Quindi se ti svegli con ansia, o gioia, dovresti chiederti il perché di queste sensazioni.
Mentre dormi, ci sono diversi momenti in cui sogni e registrando solo il sogno che ricordi al mattino sicuramente tralasci altri sogni che hai fatto durante la notte e di cui non hai memoria.
Se ci si sveglia durante la notte, la tentazione è di ritornare subito a dormire. Prima di farlo segnati il sogno che stavi facendo, perché al mattino probabilmente non lo ricorderai più. Questo metodo viene raccomandato solo a persone che dormono a sufficienza.
Il sogno compare quando il nostro corpo si trova in quella fase di sonno conosciuta come REM, acronimo di Rapid Eye Movement. Il corpo è a riposo, ma la mente è attiva con i sogni.
Se non si dorme abbastanza durante la notte o il sonno è continuamente interrotto, diminuisce la fase REM e si fanno meno sogni. Prova ad andare a letto e a svegliarti sempre alla stessa ora e a riposarti in maniera adeguata.
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