Il conflitto nasce da una contrapposizione di forze contrastanti che genera tensione perché altera i piani, costringendo a seguire strade diverse da quelle prefissate. Nel caso di una lotta interiore si parla di conflitto intrapersonale, dove la guerra si scatena nella propria interiorità, mentre la contrapposizione con un altro è il classico conflitto interpersonale, che vede l’opposizione di necessità e scopi di persone differenti. Se consideriamo l’oggetto del contendere allora possiamo identificare il conflitto di interessi, quello emotivo, quello etico, che riguarda frequentemente gruppi che difendono ideali o minoranze. In ogni caso la dinamica è sempre la stessa: due o più fazioni sono in opposizione, se l’arma utilizzata è la violenza, vince la più prepotente, se invece si lascia il campo libero alla comunicazione, non viene prevaricato nessuno e si giunge a un reale arricchimento.
Un mondo senza contrasti è impossibile, anche perché l’opposizione è una delle regole costruttive della vita: spesso per una rinascita è fondamentale una rottura precedente. Per questo è importante predisporsi positivamente al conflitto, da riconoscere e accettare non come segno di prevaricazione, quanto piuttosto come un’affermazione della diversità, qualità vitale per il genere umano e per l’intero pianeta, nella scienze naturali e in quelle umane.
Un buon aiuto per affrontare i conflitti potrebbe essere il pensiero che non si tratti di una guerra dove per forza si esce vincitori o vinti. Se provassimo ad uscire dal nostro punto di vista o facessimo tacere il nostro orgoglio avremmo una prospettiva neutrale, potremmo dividere il problema dal coinvolgimento personale e far sì che lo “scontro” di opinioni porti a un compromesso che risolva le situazioni problematiche e non serva soltanto a scaricare le tensioni. Se vogliamo trovare la giusta mediazione, dobbiamo far sentire la nostra posizione e ascoltare il punto di vista altrui: solo così potrà nascere un’atmosfera positiva.
Se ci trovassimo in una posizione contrastante possiamo seguire piccole regole di condotta per evitare il conflitto distruttivo: innanzitutto va fatta chiarezza sulle varie prospettive con la eventuale presenza di qualcuno che sia “super partes”; poi si deve lasciare la parola a tutti i contendenti che potranno spiegare al meglio la loro opinione, rispondendo magari a domande; viene infine la parte più difficile, che consiste nella ricerca comune di una soluzione, da siglare con una sorta di accordo, un patto, un abbraccio, una stretta di mano, che spesso valgono più di mille parole.
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