Come avere cura delle piante carnivore
Le piante carnivore sono spesso mal rappresentate: sono specie predatrici, ma non attaccano niente di più grande degli insetti. A differenza di quanto accade nei film e nei romanzi horror, le piante carnivore si nutrono di ragni, insetti e altri artropodi. In realtà, nella maggior parte dei casi non mangiano direttamente la loro preda e non finiscono completamente l’insetto.
Le loro prede, invece, diventano una fonte di oligoelementi, fosforo e azoto. Infatti le piante carnivore sono comunque piante, anche se in parte eterotrofe. Inoltre crescono abitualmente in terreni aridi con pochi nutrienti, ad esempio deserti, fianchi rocciosi, altopiani poveri di substrato o torbiere acide.
Non potendo ottenere le sostanze nutritive di cui necessitano dalla fotosintesi clorofilliana, hanno bisogno di prenderli dai corpi di insetti.
Le piante carnivore si differenziano per molti elementi, tuttavia quello più immediato è il sistema di cattura utilizzato per catturare i ragni e gli insetti.
Ad esempio, la varietà Sarracenia può raggiungere un’altezza di un metro e dal fusto si dipartono coppe di forma semi-conica e grandi sufficienti per intrappolare un insetto che ci entrano. La cavità si chiama ascidio e, una volta che un insetto è rimasto intrappolato, si attiva la produzione di liquidi digestivi composti da enzimi.
Molto simile è la Cephalotus follicularis, che ha un sistema di cattura ancora più pericoloso. Sono presenti aculei rivolti all’interno e che ricoprono l’ascidio, così da tenere fermo l’insetto.
In tutto il mondo vegetale la pianta carnivora più conosciuta è la dionea, che spesso viene utilizzata come modello per sviluppare le specie immaginarie del panorama horror. Il sistema di cattura funziona in base a un meccanismo a scatto. Due foglie, dotate di ciglia ricurve lungo il bordo, sono disposte a formare i bracci di una tagliola.
Quando un insetto oppure un ragno si posa sulla superficie interna della foglia, le diramazioni nervose attivano il meccanismo di chiusura della cosiddetta tagliola. In questo modo l’insetto rimane intrappolato ed è digerito lentamente (a volte alcune settimane) attraverso la secrezione di enzimi.
Le foglie rimangono chiuse finché la digestione non è terminata, quindi si riaprono in attesa della prossima preda. Più piccola ma simile è la dionea, dotata anche di tentacoli appiccicosi per catturare gli insetti.
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