Sindrome della capanna: come superare la paura di uscire

La tendenza all’isolamento prolungato sembra rassicurante ma è poco salutare. Ecco i consigli per vincere la sindrome della capanna.

15/07/2020

Dopo il lockdown per il Coronavirus molte più persone di quanto si possa pensare sono rimaste a casa. Sembrerà strano, soprattutto guardando foto e video di assembramenti nei luoghi della movida, nelle piazze dopo alcune partite di calcio, sulle spiagge.

Cos’è la sindrome della capanna

Psichiatri e psicologi stimano che siano più di un milione gli italiani che hanno ancora difficoltà a uscire dalle mura domestiche. In questo caso si parla di sindrome della capanna o sindrome del prigioniero. In termini psichiatrici si chiama claustrofilia ed è la tendenza patologica a vivere in luoghi chiusi e separati dagli altri.

La sindrome della capanna non è un vero e proprio disturbo mentale. È piuttosto una reazione, un adattamento comportamentale che si manifesta quando si è costretti a rimanere chiusi in un ambiente considerato sicuro per un periodo prolungato.

Paura e Coronavirus

Sia il lockdown imposto dal Governo che quello psicologico indotto dalla paura del Covid-19 da un lato ci hanno costretto a casa per mesi. Dall’altro, però, ci hanno consentito di costruire intorno a noi un ambiente protetto e sotto controllo.

Tutto ciò man mano che le notizie provenienti da social e mass media dipingevano un mondo esterno potenzialmente letale. Senza dimenticare opinioni di esperti e interpretazioni dei dati scientifici spesso non coerenti e contraddittori. Tutto ciò ha spinto molte persone – assalite da un senso perenne di ansia e pericolo imminente nei confronti del mondo esterno – a rimanere a casa anche dopo la Fase 2.


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L’isolamento tra le mura domestiche non è salutare. Con il passare del tempo riduce ogni tipo di stimolo. Innesca pigrizia mentale e riduzione della mobilità fisica, con una tendenza inevitabile a mangiare di più e a mettere su peso.

La sindrome della capanna è la diretta conseguenza dell’ansia per il cambiamento, il desiderio di mantenere il controllo in una situazione di fatto non del tutto controllabile. Il prezzo dell’adattamento al senso di sicurezza che offre la propria casa è la progressiva rinuncia alle relazioni con il mondo che ci circonda, alle novità e all’esplorazione, con una graduale perdita dell’energia fisica e mentale.

Uscirne fuori è possibile

Tuttavia, la stragrande maggioranza delle persone riesce a sconfiggere la sindrome della capanna dopo due-tre settimane. Come? In primis grazie alla spinta ad esplorare il mondo esterno e alla potente forza che ci induce a incontrare nuovamente amici, colleghi e conoscenti.

Il mondo esterno viene ancora visto come potenzialmente pericoloso, ma in parte gestibile. Tuttavia, se a due mesi dalla fine del lockdown avverti ancora dei segnali di disagio, è bene non sottovalutarli. Riconciliarsi con il mondo esterno è possibile, ci sono dei consigli validi per tutti.

L’obiettivo è vivere questa nuova normalità senza chiuderti in un guscio: protetto sì, ma nel lungo periodo anche pericoloso per la tua salute mentale.

I consigli per superare la sindrome della capanna

Riabituati gradualmente al mondo esterno. Esci ogni giorno per un periodo sempre più lungo e a distanze sempre maggiori dalla tua casa. Se non te la senti di uscire da sola, inizia a farlo in compagnia di persone fidate. Pian piano ti riabituerai alla vita outdoor e ti verrà spontaneo anche uscire da sola.

Inizia col frequentare luoghi conosciuti, in cui ti senti a tuo agio e al sicuro: il supermercato di zona, il parchetto del quartiere o il bar che frequentavi abitualmente prima della quarantena. No all’overdose di informazione. Non cercare continuamente notizie sul Coronavirus. In questo modo non farai che alimentare le tue paure, convincendoti che chiuderti in casa sia la soluzione migliore.

Di conseguenza: non rimuginare e agisci. Rimanere in casa a pensare alle conseguenze della pandemia e al futuro incerto non farà che alimentare la tua paura di uscire. Tieniti occupata il più possibile. Pensa all’oggi e non proiettarti troppo nel futuro, che rimane comunque un’incognita per tutti. Affronta un giorno alla volta: ti aiuterà a tenere l’ansia sotto controllo e a non essere vittima di allarmismi ingiustificati. Parola d’ordine: qui e ora.

Lo sport aiuta

Allenati fisicamente per ritrovare l’energia perduta con il lockdown. Se non te la senti di andare in palestra, opta per una passeggiata al parco o prendi la bicicletta per esplorare i dintorni del tuo quartiere. Un altro modo piacevole per vincere la sindrome della capanna? Fatti un regalo.

Programma un piccolo acquisto gratificante che ti motivi a uscire: una nuova pianta per il balcone, un libro o anche una semplice fetta della tua torta preferita. Quando esci, infila le cuffiette e scegli una colonna sonora allegra o rilassante, in base ai tuoi gusti.

La musica terrà lontani i pensieri negativi. Seguendo i consigli appena elencati e continuando a rispettare le misure di protezione (mascherina, distanziamento, ecc.) potrai riprendere i tuoi ritmi abituali senza inutili angosce. Ogni appuntamento è importante: dal supermercato all’estetista, dal caffè con gli amici allo shopping fino alla gita al lago nel weekend.

Come gestire un invito a cena

Se ciò che ti spaventa è il contatto ravvicinato con persone che non rispettano le misure di sicurezza, metti da parte gli imbarazzi. Con gli sconosciuti, è un tuo diritto invitare il prossimo, con ferma gentilezza, a essere disciplinato per il bene della comunità.

Se invece ricevi un invito a cena a casa di amici, puoi chiedere, senza timore di fare brutta figura, quante persone ci saranno e se c’è lo spazio necessario per il distanziamento. Se qualcuno (amico, conoscente…) prova ad abbracciarti o a stringerti la mano, puoi allontanarti facendo un passo indietro e dicendo con tono gentile: “Ti ringrazio per la manifestazione d’affetto/d’amicizia, ma non è ancora il momento (o non sono ancora pronta)”.

Sindrome della capanna superata: e dopo?

In queste settimane di graduale riappropriazione degli spazi urbani, preparati a far valere il tuo diritto alla sicurezza e alla serenità anche in luoghi molto lontani da casa. Ad esempio in aereo, in treno o sulla spiaggia.

Da un lato, un atteggiamento tranquillo e sorridente sarà il miglior biglietto da visita per far capire all’interlocutore che una certa “puntigliosità” è dovuta solo alle circostanze straordinarie che stiamo vivendo. Dall’altro, non esitare nel chiedere aiuto.

Se in aereo o in treno chi è seduto nelle tue vicinanze continua a non indossare la mascherina nonostante il tuo invito a farlo, rivolgiti al personale di bordo. È lì apposta per aiutarti. Stesso discorso al mare per il vicino d’ombrellone che non rispetta il distanziamento. Rivolgiti al bagnino o al responsabile dello stabilimento. Rispetto e buonsenso sono senza dubbio i must del galateo estivo 2020.