La chimera dell’eterna bellezza è uno dei leit-motiv che percorre la storia dell’uomo, inseguita fin dall’antichità e utopico oggetto del desiderio di intere generazioni. C’è chi ne ha fatto – e chi ne fa – una questione filosofica ed esistenziale, che molto più prosaicamente la mette sul tentativo di frenare sul proprio corpo i segni che lascia il tempo che passa. In modo da renderlo un po’ meno inesorabile. Parliamo ovviamente della medicina estetica, ancora di salvezza per chi vuole contrastare, almeno dal punto di vista estetico, il corso dell’invecchiamento. Restare belli e giovani “fuori” è oggi un po’ più semplice grazie alle recenti scoperte scientifiche che hanno da un lato trovato nuove strade e tecniche di intervento sempre meno invasive, dall’altro perfezionato ed approfondito pratiche già conosciute da tempo ma oggi molto più efficaci, come la stessa chirurgia estetica. Di fronte all’aumento delle possibilità, anche la scelta di come effettuare un intervento migliorativo è oggi più complessa e per questo non sottovalutata.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”39102″]È proprio questo il senso del documento rilasciato dall’AICPE, l’Associazione Italiana Chirurgia Plastica ed Estetica che riunisce circa 170 professionisti di tutta la penisola e che ha lo scopo di tutelare i fruitori dei servizi ed i pazienti ma anche di promuovere, formare e valorizzare la categoria. Di fronte ad una esigenza “estetica”, come scegliere fra la tecnica tradizionale e definitiva “del bisturi” e quella più soft – come le cosiddette “punturine” – che applicano i nuovi ritrovati “mini-invasivi”? È a questa domanda e per completare l’informazione a disposizione dei pazienti nella scelta, che intende rispondere la nota dell’Associazione, per bocca del suo presidente Giovanni Botti. Sono quattro le domande fondamentali cui rispondere e che possono guidare una decisione sul tema: innanzi tutto, ed è senza dubbio l’aspetto più importante, il primo punto da definire sono i “risultati attesi” con l’intervento. Se tutte le tecniche – sia chirurgiche che non – promettono risultati “duraturi e naturali”, in realtà in alcuni casi solo il lifting tradizionale, supportato dalla migliore conoscenza oggi disponibile e dall’affinamento delle metodologie, assicura effetti soddisfacenti, evidenti e naturali. È ovviamente fondamentale la valutazione, guidata dal medico, dello stato di invecchiamento “di partenza” e della vastità dell’area su cui intervenire.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”39103″]Il secondo aspetto importante da considerare riguarda la “definitività” dei risultati. Arginare i problemi con le tecniche mini-invasive è una buona soluzione purché si tenga in conto di dover fare visite periodiche dal medico, sempre più frequenti a mano a mano che il tempo passa. Una soluzione realmente definitiva è assicurata solo dal bisturi, con i pro e i contro che ne derivano. Terzo elemento importante è quello del tempo di convalescenza che si ha a disposizione.
Una operazione di chirurgia estetica è a tutti gli effetti un intervento, che comporta una degenza ed una convalescenza post-operatoria che deve essere adeguata. In mancanza di tempo, tecniche meno invasive sono senza dubbio più rapide. Infine, last but not least, verrebbe da dire, il prezzo. Ovviamente un intervento chirurgico non ha lo stesso costo di una “punturina”, anche se occorre tenere presente il fatto che queste, non essendo definitive, richiedono successive ripetizioni ed aggiustamenti che costituiscono un costo più prolungato. Non è raro il fatto che chi ricorre in un primo momento ad una tecnica mini-invasiva, decida successivamente di passare ad una più definitiva seppur “pesante” come quella chirurgica.
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