Un Re allo sbando, arriva al cinema la commedia surreale sulla UE

Esce nei cinema il 9 febbraio Un Re allo sbando, scritto e diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworth. Il film che ha fatto ridere gli spettatori durante la trascorsa 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

03/02/2017

Esce nei cinema il 9 febbraio Un Re allo sbando, scritto e diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworth. Il film – che ha fatto molto ridere gli spettatori durante la trascorsa 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – è una favola moderna dai toni surreali, una commedia spassosa che ha come protagonista un re apatico e il suo viaggio verso scoperta della propria libertà.

[dup_immagine align=”alignleft” id=”229522″]La trama

Re Nicolas III (Peter Van den Begin) deve partire per una una visita di Stato a Istanbul. La Regina assolda il regista inglese Duncan Lloyd (Pieter van der Houwen) con l’incarico riprendere il viaggio e possibilmente dare del Re un’immagine meno grigia e appannata, facendone risaltare i lati che i sudditi non hanno mai potuto conoscere. Durante la visita in Turchia, giunge la notizia che la Vallonia – la parte meridionale del Belgio – ha dichiarato l’indipendenza. Nicolas vuole rientrare immediatamente per pronunciare un discorso che riunisca il regno e salvare la monarchia, ma proprio sul più bello si scatena una tempesta solare che blocca tutte le comunicazioni e gli aerei non possono decollare.

Con il suo staff decide di partire in macchina – aggirando la sicurezza turca che glielo vuole impedire – e attraversare i Balcani per tornare a Bruxelles, spinto da Lloyd che intravede la possibilità di girare il documentario che coronerà la sua carriera. Il regista trova di nascosto un passaggio sul pulmino di un gruppo folkloristico di cantanti bulgare, a cui promette in cambio un video musicale. Nicolas III e il suo staff si travestono e partono in un’improbabile fuga che dovrebbe permettere al re di trovare l’ispirazione necessaria a scrivere finalmente un discorso per il proprio popolo. Comincia un’odissea sotto mentite spoglie, incontrando personaggi sorprendenti e superando imprevisti oltre qualsiasi immaginazione per un monarca. Dopo essere fuggiti su un’autoambulanza, essersi ubriacati con un cecchino Serbo ed ex atleta olimpico, essersi imbarcati in Montenegro su una bagnarola – senza soldi e senza documenti – sperano di aver raggiunto l’Italia quando l’ironia della sorte li porta in Albania. Riuscirà Nicolas III a tornare finalmente in Belgio, a scrivere il suo discorso e a dare un nuovo senso al suo regno?

Cosa aspettarti dal film

Un re allo sbando segue uno schema narrativo canonico: il nostro Re protagonista si trova ad intraprendere un viaggio per superare un conflitto (in Belgio), ha antagonisti (i servizi di sicurezza Turchi che gli danno la caccia) e aiutanti (il proprio staff). Deve ritrovare un tesoro (la libertà e la gioia di vivere) e ha persino uno strumento magico a disposizione quando si ritrova a filmare personalmente parti del documentario di viaggio.

L’avventura si scioglie nel finale con il più semplice degli strattagemmi, dopo che un altro strumento magico (il telefono) ricomincia a funzionare.

Oltre al fascino surreale e comico della narrazione, Un re allo sbando è una bella metafora della ricchezza della cultura europea e dalla sensazione che Bruxelles non conosca nulla delle singole realtà dei paesi che la compongono. In maniera ironica e suggestiva, il film mostra fisicamente alcuni punti caldi su cui la politica europea si è sempre dibattuta e in cui ha spesso fallito: una Turchia moderna ma dalla quale non si sa cosa aspettarsi e i Balcani che sembrano sempre un luogo dove perdersi in maniera pericolosa.

L’Italia è vista come un miraggio, come primo avamposto europeo dove approdare sicuri, superando un breve tratto di mare che invece appare infinito. Il fatto che per un istante un porticciolo albanese possa essere scambiato per un approdo del Sud è ancora una volta ironico, perché in realtà pochi chilometri d’acqua significano un balzo enorme conosciuto bene da chi fugge.

Nicolas III è solo un uomo fragile ma è anche un re che deve riscoprire il proprio ruolo. Il viaggio serve a porsi domande sull’essenza della monarchia e se essa abbia un senso. L’Unione Europea ha bisogno di uomini capaci e determinati che non cavalchino la paura e il populismo ma persino un re può far sentire la propria voce sulla scena del mondo quando gli diventa chiara l’importanza della propria identità.

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